venerdì 27 giugno 2014

Maria Montessori - Il bambino in famiglia

Leggere la Montessori è un must. Io non avevo ancora cominciato. Tememevo che affrontare degli elaborati di un secolo fa fosse molto impegnativo, ho atteso di essere dello spirito adatto. 

Quando mi sono sentita pronta, ho iniziato da qui. Come mi sbagliavo! Mi sono preoccupata per niente: oltre ad essere estremamente scorrevole, il testo è di una modernità sorprendente. Ho riletto un paio di volte la quarta di copertina per essere sicura di aver capito bene: il libro raccoglie i testi delle conferenze tenute da Maria Montessori nel 1923. Sì. Impressionante.

Oltretutto, l'ho trovato estremamente collegato a Alessio Roberti - Le parole per crescere tuo figlio, poichè entrambi (a un secolo di distanza e ci tengo a ripeterlo) trattano le metodiche per evitare possibili incomprensioni fra genitori e figli.

La Montessori introdice un concetto che, per alcuni, potrà essere rivoluzionario ancora oggi: il bambino, seppur inerte fisicamente, possiede da subito una vita psichica attiva, nonostante non sia ancora in grado di manifestarla. L'adulto, che sia esso il genitore o l'educatore, si deve allora porre in secondo piano, preparare un ambiente adatto per il bambino e lasciarlo libero di esprimersi e tentare il più possibile di comprenderne i bisogni. In poche parole, è l'adulto ad avere il dovere morale di adattarsi al bambino, e non viceversa come la vita frenetica che conduciamo talvolta ci fa pensare.

Molti errori che gli adulti inconsciamente compiono, sono infatti fonte di grande sofferenza e frustrazione per il bambino e, anche se da adulto magari non se ne ricorderà, alcune cose potrebbero segnarlo per sempre. 

Uno degli aspetti nel rapporto adulto-bambino che vengono magiormente criticati, è la richiesta di obbedienza illimitata e totale. Il bambino ha diritto ad esprimere la sua personalità! Se non si sta mettendo in vero pericolo, ha diritto di sbagliare, di sporcarsi, di sperimentare e di trarre da solo le conclusioni osservando le conseguenze delle sue azioni.

Proprio in virtù di questo, viene incoraggiata la predisposizione di oggetti il più possibile simili a quelli dei grandi, anche per i bambini. Utensili e mobili in miniatura, meno pesanti di quelli veri, ma altrettanto funzionali e delicati. Il classico esempio sono le stoviglie che, dal momento in cui il bambino sarà in grado di maneggiarle, dovrebbero essere non eccessivamente delicate, ma frangibili. In modo che sia egli stesso a dover stare attento ai suoi gesti. Gli oggetti e gli ambienti, poi, dovrebbero essere sempre gradevoli, poichè è più facile prendersi cura di qualcosa che piace. Così il bambino, gradualmente, imparerà da solo ad accorgersi che gli oggetti fragili si rompono e a starci attento, che il tavolo si sporca mangiando e desidererà pulirlo, che il pavimento andrà spazzato, e così via.

Un'altro elemento del pensiero montessoriano che mi ha molto colpito, è la forte negazione della necessità di una sorveglianza continua sul bambino. Una volta preparato un ambiente adatto e rimossi gli oggetti pericolosi, il bambino ha diritto di essere lasciato libero di dedicarsi all'attività che preferisce. E ciò è ben diverso dall'abbandonarlo o trascurarlo. Se gli permettiamo di sperimentare in libertà, avremo incentivato fortemente il suo sviluppo, e lui ve ne sarà per sempre riconoscente.

Avete mai tentato qualche attività montessoriana con i vostri figli? Com'è andata?




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